La scorsa settimana, l'Europa ha tirato un potente jab al volto dei colossi digitali. TikTok, Instagram, Amazon, Wikipedia... Se pensi che questi nomi non influenzino la tua quotidianità, rifletti di nuovo. E attenzione, non è solo questione dei big player: anche le piattaforme meno note sono nel mirino. Ma a cosa siamo davvero di fronte? Un tentativo di proteggere la democrazia digitale o un affronto subdolo alla libertà di espressione?
Con il Digital Service Act (DSA), l'UE, con il suo "cappello bianco" di salvaguardia della trasparenza, sembra essere su una crociata per "proteggere" i suoi cittadini. Ma scavando un po' più in profondità, emergono interrogativi preoccupanti.
Le aziende sotto accusa: oltre 19 piattaforme con oltre 45 milioni di utenti. Presto, anche il tuo blog o sito preferito potrebbe esserlo. Amazon e Zalando non ci stanno e stanno dando battaglia in tribunale. Ma nel frattempo? Sono costretti ad adeguarsi.
Censura? L'UE nega con veemenza. Ma la retorica, a volte, può essere ingannevole. "In Europa non ci sarà il Ministero della Verità", ci rassicura Thierry Breton, commissario europeo. Eppure, chiediamoci: abbiamo davvero bisogno di un organismo che ci dica cosa è vero e cosa no? Che decide cosa è “filo-russo” e cosa no, soprattutto in vista delle imminenti elezioni?
Se un contenuto viene rimosso o moderato, l'UE afferma che gli utenti saranno informati. Ma chi vigila sui vigilanti? E quando le multe per le violazioni raggiungono cifre vertiginose come il 6% del fatturato globale, non c'è il rischio che le piattaforme diventino eccessivamente prudenti, limitando così la vera libertà di espressione?
Molti giganti stanno già correndo ai ripari, quasi in preda al panico. TikTok sta ingaggiando un esercito di nuovi dipendenti per adeguarsi. Google, Microsoft, Meta... tutti stanno rivedendo le loro strategie.
Ma la domanda rimane: siamo di fronte a un'era nuova di trasparenza e sicurezza o, invece, stiamo inavvertitamente dando il via a un periodo di eccessiva regolamentazione che soffoca l'innovazione e la libertà? A voi, lettori, la sentenza. Ma ricordate: nella società dell'informazione, l'accesso non regolamentato all'informazione è l'aria che respiriamo. Facciamo attenzione a non soffocare.
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